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E la seconda terra di missione toccata dagli Amici di Zinviè, e anche verso questo paese affascinante e misterioso si è orientata la bussola di viaggio del gruppo. Il viaggio in India con Mariella e compagni si svolge generalmente o ad agosto o in ottobre, può durare due o tre settimane, e tocca numerose località del grande stato asiatico. Il percorso può essere differente a seconda delle "edizioni" e comunque si è modificato nel corso degli anni. In passato si atterrava a Bombay e, raggiunta Bangalore, si partiva per girare in jeep le missioni dell'India del sud; successivamente in treno si risaliva la penisola per passare gli ultimi giorni tra Calcutta e Varanasi e fare infine ritorno a Bombay dove riprendere il volo per l'Europa. Negli ultimi anni il "tour" inizia da Calcutta dove il gruppo degli Amici di Zinviè in arrivo dall'Italia si riunisce a Mariella, che sempre accompagnata da qualche amica del gruppo ha passato le settimane precedenti come volontaria alla "Casa del Moribondo" di Madre Teresa. Così i luoghi da raggiungere, da Calcutta a Bangalore, da Tariode a Chungakunnù, e poi Eluru, Tadepalligudem e Varanasi, si susseguono rapidamente.
E dalla città in cui operò Madre Teresa che si muovono i primi passi; una sentita visita al suo sepolcro e poi via a Kalighat, anche conosciuta come la "Casa del Moribondo". Qui è la sofferenza viva di chi aspetta la morte, resa dignitosa da quelle quattro mura e dalle cure delle suore e dei tanti volontari. Questi poveri hanno già incontrato l'inferno, ai bordi delle strade, nella spazzatura, in lugubri angoli delle città, "non luoghi" da cui sono stati raccolti, strappali alla solitudine a all'indifferenza. Il risultato sono piaghe, ferite infette, tubercolosi, povere ossa tenute insieme da ancora un soffio di vita. Restano occhi neri e sofferenti ma ancora capaci di sguardi profondi e comunicativi al di là di lingua e provenienza. Mani che cercano un incontro.

La successiva non può essere chiamata "una visita", anche nel senso più lodevole del termine; tra le rotaie dello slam Tiljalaa la povertà e lo squallore sono così lampanti che non c'è il bisogno o la forza di esplorare oltre. Chilometri di capanne fatte di stracci, paglia e cartone ai margini di una linea ferroviaria inutilizzata. Caldo insopportabile, fetore che rende difficile respirare anche solo per quel piccolo lasso di tempo trascorso lì, figuriamoci a viverci. Poi ecco mamme con bimbi in braccio, bambini più grandi che si avvicinano incuriositi e cercano di toccarti e giocare con te, ma anche alcuni sguardi di disapprovazione; pochi i bianche che si spingono fino qui, a parte i volontari di Madre Teresa, difficile spiegare che a guidare i passi del piccolo gruppo non è una inopportuna curiosità che rende intrusi.

Un viaggio in India con gli Amici di Zinviè è un viaggio tra e con gli indiani. Con gli indiani nei loro colori e profumi. Con loro per le strade, con loro nelle baraccopoli affollate, con loro sui treni che attraversano quel grande triangolo di terra.
I tragitti su rotaia della piccola comitiva durano sempre dalle venti ore ai due giorni. Soste brevissime nelle stazioni (tanto da faticare a ritrovare la propria carrozza e salirci) ma ritardo persistente. Nelle soste più lunghe tutta quell'India "in viaggio" scende dalle carrozze e sulla banchina parla, s'incontra, si prepara e consuma il pranzo... Il treno riparte senza alcun fischio d'avviso, inizia a muoversi lentamente e tutti i passeggeri smobilitano cercando di risalire a bordo prima che la velocità aumenti. Il viaggio può continuare.

«Agli Amici di Zinviè piace viaggiare in seconda classe, senza aria condizionata, a contatto con la gente comune e i loro usi e costumi. Per lo più osservi ma non mancano gli scambi di sorrisi e brevi conversazioni. Alcuni venditori vanno avanti e indietro dalle carrozze con thè (soprattutto chai) e caffè fumanti. Nelle ore dei pasti l'aria è intrisa di forti odori derivanti dai currys usati nelle pietanze a base di riso, e da altre specialità locali. Dai piccoli finestrini a sbarre intanto il paesaggio scorre tra verdi campi rigogliosi, piccoli villaggi contadini ancora di capanne, corsi d'acqua in piena, piccole stazioni intermedie... sotto cieli grigi, azzurri o rossi per il tramonto» (S.T.)

E ogni viaggio è un'esperienza palpitante di varietà perché la “vera India” è sul treno e nelle stazioni.
A Bangalore, nel Karnataka, vi è la casa madre delle Suore Camilliane in India ed è qui che opera Suor Celsa (madre superiora, italiana), assieme a Suor Miriam (di origini indiane); le missionarie di questa casa operano nei quartieri poveri circostanti. È una grande città che mostra chiaramente le contraddizioni di questo paese. La povertà ti viene incontro nello slam di Bangalore: vite trascorse sulla fogna perché lì sei nato e, "senza casta", non puoi aspirare a nulla di meglio. Si percorre la bidonville sui piccoli sentieri di terra che l'attraversano. Le "abitazioni" sono di diversi tipi, la gran parte costruite con materiali di recupero, alcune con mura con qualche traccia d'intonaco; di tanto in tanto, qualche casetta realizzata con il sostegno degli Amici di Zinviè. Sono una cinquantina sparpagliate per lo slam, solo per quanti hanno voluto; spesso la speranza di un luogo di vita migliore è frenata dalla titubanza, dal timore di coinvolgimenti politici o dal fatto che sia proposto dalle Suore. Ogni viaggio, passando tra quelle baracche si raccolgono buste contenenti brevi lettere e foto della propria cadente "abitazione", semplici richieste di una casetta in più; un locale con tetto, pavimento, porta e finestra, lì è una conquista non da poco. Il "sì" è immediato ma mai scontato: ogni volta è emozione e stupore dell'essere capaci di gioire della gioia altrui.

Altra tappa è Thariode, nella regione del Kerala, raggiunta generalmente in jeep attraverso la foresta insieme alle suore (dove non manca di imbattersi in scimmie, elefanti e gigantesche piante di bambù). È questa la prima missione aperta in India dalle Figlie di San Camillo. Qui gli Amici di Zinviè hanno realizzato un centro che accoglie bambine, ragazze e donne (l'età va circa dai 6 ai 40 anni) portatrici di handicap a cui va ancora un costante sostegno economico. Con loro e Suor Serafina si condividono almeno due giornate, e tradizionale è la tombola dell'ultima serata, con tanto di numeri estratti enunciati in italiano e in lingua locale. I semplici premi sono accolti come grandi tesori. I viaggi con gli Amici di Zinviè sono fatti anche di momenti semplici di gioco e condivisione: questo il tesoro.

A Ciungakunnù l'incontro abituale con un medico speciale: Suor Teresina, missionaria nel cuore e nelle mani che curano instancabilmente gli ospiti del "centro per malati terminali" (con annesso reparto di fisiatria) che gestisce in prima persona. Anche qui arrivano da parte del gruppo missionario-teatrale i fondi di volta in volta necessari per medicinali e acquisti impegnativi, quali le jeep con cui trasportare i malati. A pochi chilometri da questa missione vi è la "Casa dell'Amore" in cui già in passato si è intervenuti. Stefan, fondatore della struttura accoglie persone abbandonate per le strade del Kerala e da loro un luogo dove continuare con dignità la propria esistenza.

Sempre emozionante per vecchi e nuovi "viaggiatori di Zinviè" è aggirarsi tra le tante casette bianche con tracce d'arcobaleno, tutto frutto di lavoro sul palcoscenico e generose donazioni. E il "Villaggio della Speranza" (Ashanagarré) che accoglie a porte aperte i suoi primi "autori", autori di un sogno divenuto realtà. Mai mancherà questa tappa a Tadepalligudem, in Andhru Pradesh; i lebbrosi, abitanti del giovane paese, sanno che vedranno arrivare, prima o poi, sul calare dell'anno, questa comitiva strampalata cui sono legati da un filo invisibile. Ed è subito festa. Gli amici italiani si dividono a visitare le casette in cui sono invitati, tutti vogliono portarli a vedere tutto quello che hanno, è poco ma consente di vivere. Nella sala centrale ogni giorno con le suore condividono momenti di preghiera, nessuno di loro è cristiano ma l'incontro nel momento di fede è segno della loro riconoscenza e solidarietà.

E poi Varanasi, città santa degli hindu. L'emozione dell'affacciarsi su un Gange gremito di fedeli che cercano sollievo fisico e spirituale nelle sue acque. Città ricca di colori e bellezza, che trapelano tra un eccesso e l'altro dell'India che si mostra nelle sue vie. Diverse religioni si incontrano qui, diversi credo, diversi modi di vivere: ma India è anche la possibilità di una riflessione personale e una spiritualità più profonda nell'incontro con la diversità.

Sempre da Calcutta, in fine, si riparte per fare ritorno a casa, come al solito con un bagaglio carico; carico di impegni economici presi per rispondere alle necessità palpabili incontrate lungo il percorso, impegni per cuore e mani.